Negli ultimi mesi, il mondo del lavoro tech è stato scosso da annunci che confermano quanto l’IA stia ridefinendo profondamente le dinamiche occupazionali anche nelle aziende più solide e innovative. Due colossi come Microsoft e Amazon hanno recentemente comunicato strategie che prevedono tagli di migliaia di posti di lavoro, soprattutto nei settori corporate e delle vendite, in risposta a un’accelerazione degli investimenti nelle tecnologie IA. Questi segnali rappresentano non solo una svolta nella gestione delle risorse umane, ma anche un campanello d’allarme per tutto il comparto dei lavori “bianchi”, tradizionalmente considerati più sicuri.

Microsoft: razionalizzazione e investimenti record nell’IA

Secondo quanto riportato da fonti vicine all’azienda, Microsoft sarebbe pronta ad annunciare, all’inizio del prossimo mese, una nuova ondata di licenziamenti che coinvolgerà migliaia di dipendenti, con un impatto particolarmente marcato sulle divisioni di vendita, ma non solo. Questa decisione segue una precedente riduzione di circa 6.000 unità avvenuta a maggio e si inserisce in un contesto di investimenti senza precedenti: per l’anno fiscale in corso, Microsoft ha infatti destinato circa 80 miliardi di dollari all’espansione dei data center e allo sviluppo di servizi IA avanzati.

La strategia è chiara: rafforzare la posizione di leadership nel settore, puntando su infrastrutture e soluzioni cloud potenziate dall’intelligenza artificiale, mentre si ridisegna la struttura interna per renderla più agile e competitiva. Non si tratta però solo di tagliare personale visto che Microsoft, come altre big tech, sta anche esternalizzando alcune funzioni, affidandole a terzi, e riducendo i livelli manageriali per aumentare l’efficienza operativa.

Amazon: “L’IA ridurrà la forza lavoro corporate”

Parallelamente, Amazon ha scelto la via della trasparenza, con il CEO Andy Jassy che ha inviato ai dipendenti un messaggio inequivocabile: l’IA generativa e gli agenti IA porteranno, nei prossimi anni, a una significativa riduzione della forza lavoro aziendale, soprattutto nelle funzioni corporate. Jassy definisce l’IA “una tecnologia irripetibile” che trasformerà radicalmente i processi interni, rendendo necessari team più snelli e orientati all’uso degli strumenti digitali più avanzati.

licenziamenti Microsoft Amazon

Crediti: Shutterstock

Il messaggio di Amazon non riguarda solo i licenziamenti, ma anche la necessità di una riconversione professionale; alcune mansioni scompariranno, altre si trasformeranno e nasceranno nuovi ruoli legati al controllo qualità dei risultati prodotti dall’IA o all’interazione con i clienti, lasciando alle macchine i compiti più ripetitivi e standardizzati. Il CEO invita i dipendenti a “imparare a usare l’IA” e a “ottenere di più con team più agili”, sottolineando che la transizione sarà inevitabile e che chi non si adatterà rischia di essere escluso dal nuovo paradigma.

Un cambiamento strutturale per tutto il settore

Le dichiarazioni di Microsoft e Amazon riflettono una tendenza più ampia che coinvolge l’intero settore tecnologico e, progressivamente, anche altri comparti produttivi. Non si tratta più di ipotesi, ma il rischio di perdere il posto di lavoro a causa dell’automazione e dell’intelligenza artificiale è ormai una realtà concreta, soprattutto per i ruoli che prevedono attività ripetitive, analisi dati, gestione di processi standardizzati e funzioni di back office.

Secondo esperti del settore, come Dario Amodei di Anthropic, l’impatto potrebbe essere dirompente, tanto che fino al 50% dei lavori d’ingresso nel settore white-collar potrebbero scomparire nei prossimi cinque anni, con un tasso di disoccupazione che potrebbe raggiungere il 10-20%. Altri CEO del tech, come quelli di Shopify e Duolingo, hanno già dichiarato che nuove assunzioni avverranno solo se l’IA non sarà in grado di svolgere meglio il lavoro richiesto.

Nonostante il quadro preoccupante, alcuni osservatori sottolineano la capacità di adattamento dei lavoratori e la possibilità di reinventarsi. I compiti più routinari saranno progressivamente affidati alle macchine, ma emergeranno nuove esigenze di controllo, supervisione e interazione umana, soprattutto nelle fasi finali dei processi produttivi. La chiave sarà la formazione continua unita alla disponibilità ad apprendere nuove competenze, in un contesto in cui la collaborazione uomo-macchina diventerà la norma.