Aggiornamento del 24/06/2025

Contrariamente a quanto riferito due settimane fa, la Danimarca non sostituirà Windows con Linux ma soltanto Microsoft Office con LibreOffice come soluzione open source e gratuita. Lo ha precisato nelle scorse ore il sito web danese Politiken, che ha rettificato la notizia originale dell’11 giugno, dove si parlava erroneamente anche di Windows e Linux.

Notizia originale

L’Europa è sempre più orientata a rafforzare la propria sovranità digitale, un concetto che trascende la mera preferenza per l’open source e si radica in profonde preoccupazioni di sicurezza, autonomia economica e influenza geopolitica. La decisione della Danimarca di passare da Microsoft Office a LibreOffice è un esempio emblematico di questa tendenza crescente. Non si tratta solo di una scelta tecnologica, ma di una mossa strategica per ridurre la dipendenza da fornitori tecnologici esterni, in particolare statunitensi, e per riaffermare il controllo sulle proprie infrastrutture digitali e dati.

La spinta verso la sovranità digitale nell’Unione Europea è alimentata da un insieme complesso di fattori. In primo luogo, vi è una crescente preoccupazione riguardo a chi detiene il controllo sui dati europei e chi stabilisce le regole per il loro utilizzo. La questione della fiducia nei confronti dei fornitori di servizi cloud non europei è diventata particolarmente acuta in seguito a eventi geopolitici. Un esempio lampante è l’episodio che ha coinvolto la Corte Penale Internazionale (CPI) e Microsoft.

A seguito di mandati di arresto emessi dalla CPI, e delle conseguenti sanzioni da parte dell’ex Presidente statunitense Donald Trump, vi sono state segnalazioni secondo cui gli account email Microsoft del Chief Prosecutor della CPI, Karim Khan, sarebbero stati bloccati. Sebbene Microsoft abbia negato un coinvolgimento diretto, l’incertezza sulla causa della disconnessione ha alimentato i timori che le decisioni politiche statunitensi possano mettere a rischio servizi IT pubblici essenziali in Europa.

Questa paura, concretizzatasi con la decisione di grandi città danesi come Copenaghen e Aarhus di abbandonare i software Microsoft come Office, è una forza trainante per la Danimarca, Paese particolarmente sensibile alle politiche di Trump soprattutto a causa della questione della Groenlandia. Il Ministro danese per le Situazioni di Emergenza, Torsten Schack Pedersen, ha esplicitamente raccomandato ad aziende e agenzie di ridurre la dipendenza dai servizi cloud americani.

Danimarca Office

Oltre alle implicazioni geopolitiche, anche le considerazioni economiche giocano un ruolo decisivo. L’escalation dei costi associati all’utilizzo di software proprietari, come dimostrato dall’aumento vertiginoso della fattura di Microsoft per la città di Copenaghen (un incremento del 72% in soli cinque anni), evidenzia la necessità di alternative più sostenibili. Il passaggio a soluzioni open source come LibreOffice e a sistemi basati su Linux, oltre a piattaforme cloud europee come NextCloud, può offrire un significativo risparmio economico a lungo termine, riducendo la dipendenza da licenze software costose e imprevedibili.

Sfide e prospettive per il futuro digitale europeo

Nonostante il forte desiderio di autonomia digitale, la transizione verso un ecosistema tecnologico più sovrano presenta notevoli sfide. La complessità del passaggio da infrastrutture consolidate come Azure, Office e Windows a sistemi basati su cloud e software open source richiederà infatti tempo, investimenti e un notevole sforzo organizzativo. Non tutti però sono convinti della fattibilità di un tale cambiamento, tanto che Mette Harbo, direttore IT della Regione Capitale della Danimarca, esprime forti dubbi sulla possibilità per la Danimarca di abbandonare completamente Office e altri software Microsoft.

Il dibattito si estende anche al livello dell’infrastruttura cloud. Christian Klein, CEO di SAP, ha espresso infatti scetticismo riguardo alla possibilità per l’Europa di competere direttamente con i giganti del cloud statunitensi (hyperscaler) costruendo autonomamente nuovi data center. Klein sostiene che replicare gli sforzi di investimento già compiuti da Microsoft, Google e AWS (che pure cercano di rassicurare i clienti europei sulla sovranità dei dati) sarebbe “completamente folle” e un modo errato di perseguire la sovranità.

Il CEO del colosso software tedesco sottolinea inoltre l’importanza di concentrarsi sull’applicazione dell’IA e del software intelligente per migliorare la produttività delle industrie europee esistenti, piuttosto che sulla costruzione di nuove infrastrutture cloud su larga scala, anche in considerazione dell’alta pressione sui prezzi dell’energia in Europa. SAP, pur offrendo ai propri clienti “sovranità completa dall’alto verso il basso” per quanto riguarda l’IA e l’archiviazione dei dati, rimane “super agnostica sullo strato infrastrutturale”.

(Immagine in apertura: Shutterstock)