Negli ultimi anni, l’adozione su larga scala di intelligenze artificiali conversazionali come ChatGPT ha sollevato interrogativi cruciali sulla gestione della privacy degli utenti. La natura stessa di questi strumenti, che raccolgono e processano enormi quantità di dati personali e sensibili, impone un’attenzione particolare alle modalità di archiviazione, accesso e possibile utilizzo delle conversazioni. In questo scenario si inseriscono le recenti dichiarazioni di Sam Altman, CEO di OpenAI, e la controversa causa legale intentata dal New York Times contro la stessa OpenAI.

Altman ha recentemente sottolineato la necessità che le conversazioni con sistemi IA raggiungano un livello di riservatezza paragonabile a quello che vige tra avvocato e cliente o tra medico e paziente. Secondo il CEO di OpenAI, la fiducia degli utenti è infatti un elemento imprescindibile per il successo e la diffusione delle tecnologie IA e gli utenti dovrebbero poter confidare nelle piattaforme come ChatGPT, senza temere che le proprie informazioni personali vengano archiviate in modo permanente o utilizzate impropriamente.

Tuttavia, questa visione ideale si scontra con le crescenti pressioni normative e legali. In particolare, Altman ha evidenziato come OpenAI si trovi in una posizione difficile. Da un lato, l’azienda vorrebbe garantire la massima privacy agli utenti, mentre dall’altro le recenti azioni legali, come quella del New York Times, potrebbero costringere OpenAI a conservare indefinitamente tutte le conversazioni, anche quelle che normalmente verrebbero cancellate, per preservare prove e tutelarsi in giudizio.

La causa del New York Times e le implicazioni sulla gestione dei dati

Il New York Times ha avviato una causa legale contro OpenAI e Microsoft, accusando le due aziende di aver utilizzato illegalmente contenuti protetti da copyright per addestrare i loro modelli di intelligenza artificiale. Nel corso della causa, la storica testata USA ha chiesto al tribunale di ordinare a OpenAI di non cancellare alcuna conversazione degli utenti, almeno fino alla conclusione del procedimento. Questa richiesta, se accolta, avrebbe un impatto significativo sulla politica di gestione dei dati di OpenAI.

Altman OpenAI

Crediti: Shutterstock

Attualmente, OpenAI offre agli utenti la possibilità di cancellare le proprie chat e le conversazioni vengono generalmente eliminate dopo un certo periodo di tempo o su richiesta. Tuttavia, la richiesta del New York Times mira a garantire che tutte le interazioni vengano conservate come potenziali prove, il che potrebbe obbligare OpenAI a sovvertire le proprie pratiche consolidate in tema di privacy e protezione dei dati.

Le reazioni di OpenAI e le possibili conseguenze

L’azienda di Altman ha annunciato l’intenzione di opporsi formalmente a questa richiesta, sostenendo che la conservazione forzata di tutte le chat degli utenti rappresenterebbe una minaccia significativa alla privacy e alla fiducia degli utenti. OpenAI ha inoltre ribadito l’impegno a proteggere i dati personali e ha espresso preoccupazione per il rischio che una simile decisione possa creare un precedente pericoloso, compromettendo la riservatezza delle conversazioni con l’IA.

Dal punto di vista legale, la questione è complessa. C’è infatti la necessità (riconosciuta dal sistema giudiziario) di conservare prove in un contenzioso, ma c’è anche il diritto degli utenti alla cancellazione dei propri dati sancito da numerose normative, tra cui il GDPR. La decisione finale del tribunale potrebbe quindi avere ripercussioni non solo per OpenAI, ma per l’intero settore delle tecnologie IA.

Questa vicenda mette in luce la tensione crescente tra esigenze di trasparenza, tutela dei diritti d’autore e protezione della privacy degli utenti. Se le aziende IA saranno costrette a conservare tutte le conversazioni, ciò potrebbe minare la fiducia degli utenti, scoraggiando l’utilizzo di questi strumenti per attività sensibili o personali. Al tempo stesso, la necessità di garantire la legittimità dei dati utilizzati per l’addestramento dei modelli IA pone nuove sfide regolamentari e operative.

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