Durante la conferenza annuale Google I/O 2025 dedicata agli sviluppatori, Alphabet ha annunciato una serie di importanti novità volte a rafforzare la propria posizione nel campo dell’IA generativa, in risposta alla crescente concorrenza di player come OpenAI e Anthropic. Il colosso californiano ha illustrato un rinnovato approccio strategico che mira a rendere l’IA più accessibile agli utenti comuni e, al contempo, a offrire strumenti avanzati a professionisti e power user disposti a sottoscrivere abbonamenti premium.

Uno dei principali annunci riguarda l’introduzione della modalità AI Mode in Google Search, già testata a partire da marzo e ora disponibile per tutti gli utenti negli Stati Uniti. Questa modalità punta a rivoluzionare la tradizionale ricerca online, proponendo risposte generate dall’intelligenza artificiale invece dei classici link, con la possibilità di gestire richieste complesse come analisi visive, acquisto di biglietti o ricerche accademiche. Il nuovo sistema rappresenta un tentativo concreto di rendere la ricerca più proattiva e personalizzata.

In parallelo, Google ha svelato l’AI Ultra Plan, un abbonamento mensile da oltre 250 euro destinato a chi utilizza intensivamente l’IA. Il pacchetto include l’accesso prioritario a strumenti sperimentali come Project Mariner, un’estensione per browser che automatizza clic e sequenze di tasti, e Deep Think, una versione potenziata del modello linguistico Gemini progettata per affrontare compiti cognitivi complessi. A rendere più appetibile l’offerta contribuiscono anche 30 terabyte di spazio cloud e un abbonamento a YouTube privo di pubblicità.

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L’azienda ha voluto sottolineare come questa proposta si allinei ai prezzi di mercato, citando le analoghe offerte premium proprio di OpenAI e Anthropic. Tuttavia, Google continua a offrire anche piani più accessibili, come il piano Google AI Pro da 21,99 euro al mese che consente l’accesso ad alcune funzionalità avanzate non disponibili per gli utenti gratuiti. Complessivamente, Google vanta oltre 150 milioni di abbonati ai propri servizi in abbonamento.

Nel corso del keynote, Sundar Pichai, CEO di Alphabet, ha ribadito l’impegno dell’azienda nel rendere i modelli IA efficienti e sostenibili dal punto di vista economico. Pichai ha anche precisato che l’ascesa dell’IA generativa non rappresenta una minaccia diretta al motore di ricerca tradizionale, ma piuttosto un’evoluzione delle sue potenzialità. Secondo il CEO, infatti, l’intelligenza artificiale sta espandendo in modo significativo i casi d’uso serviti dalla ricerca.

A livello tecnico, Google ha presentato ulteriori sviluppi verso la creazione di un “agente universale IA”, ovvero un assistente capace di svolgere compiti complessi per conto dell’utente in modo autonomo. In alcune dimostrazioni, il sistema ha mostrato la capacità di leggere un invito con la fotocamera dello smartphone e aggiungere automaticamente l’evento al calendario, segno di una sempre maggiore integrazione tra IA e vita quotidiana.

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Google ha anche rilanciato nel settore dei dispositivi indossabili con visori e smart glasses. In una dimostrazione, due dipendenti hanno conversato in lingue diverse, con traduzioni in tempo reale proiettate direttamente sui display. I nuovi visori, sviluppati con Android XR, saranno prodotti in collaborazione con Warby Parker, Gentle Monster e Samsung, con un headset XR previsto entro fine anno.

C’è stato spazio anche per la presentazione di Veo 3, un nuovo modello generativo in grado di creare video e audio realistici pensato per supportare i creatori di contenuti e arricchire ulteriormente l’ecosistema Gemini, che oggi conta oltre 400 milioni di utenti attivi mensili.

Nonostante queste novità e un investimento previsto di 75 miliardi di dollari in spese in conto capitale nel 2025 proprio nell’IA, l’azienda ha dovuto fronteggiare alcune difficoltà di mercato. A inizio maggio, una testimonianza in un processo antitrust ha rivelato un calo delle ricerche su Safari legato all’uso crescente dell’IA, portando a una perdita di 150 miliardi di dollari di capitalizzazione in un solo giorno. Alcuni analisti hanno addirittura ipotizzato che la quota di mercato di Google nella ricerca online potrebbe scendere sotto il 50% nei prossimi cinque anni.