Microsoft non rispetta l’impegno con il CISPE: in ritardo la versione Azure per i cloud europei

Microsoft ha mancato la scadenza per il rilascio di una versione speciale di Azure destinata ai provider cloud europei, sollevando la possibilità di nuove azioni legali se non riuscirà a proporre una soluzione commercialmente equivalente entro il 10 luglio 2025.
La vicenda affonda le sue radici nel 2022, quando il consorzio CISPE (Cloud Infrastructure Service Providers in Europe) ha presentato un reclamo formale alla Commissione Europea. Al centro della disputa, le pratiche di licensing di Microsoft, che applicava costi significativamente più alti per l’utilizzo di software come Windows Server, Exchange e SharePoint su cloud diversi da Azure.
Per risolvere la controversia, Microsoft si era impegnata nel luglio 2024 a co-sviluppare con CISPE una nuova versione di Azure Local (nota tecnicamente come Azure Stack HCI), pensata per i provider europei. Il prodotto avrebbe dovuto includere funzionalità fino ad allora riservate esclusivamente alla piattaforma Azure ufficiale di Microsoft, tra cui supporto multitenant per più carichi di lavoro simultanei, virtualizzazione illimitata e VDI multi-sessione per Windows 10, 11 e versioni future, licenze SQL Server pay-per-use e aggiornamenti di sicurezza estesi gratuiti
Questa soluzione, chiamata internamente Hoster Product, doveva essere completata entro metà aprile 2025, ma già all’inizio del mese scorso fonti vicine al progetto avevano anticipato al sito The Register che Microsoft non sarebbe riuscita a rispettare i tempi, avendo sottovalutato la complessità tecnica dello sviluppo.
Ora è ufficiale: Hoster Product non vedrà la luce nella forma originaria. Lo ha confermato anche l’Osservatorio Europeo sulla Collaborazione nel Cloud (ECCO), un ente indipendente creato da CISPE per monitorare i progressi dell’accordo. “Microsoft e CISPE hanno convenuto che Azure Local non offrirà l’intero set di funzionalità previste dall’accordo”, si legge nell’ultimo report dell’osservatorio.
Questa battuta d’arresto arriva in un momento già critico per Microsoft, duramente criticata per le sue politiche di licensing nel cloud. Un recente studio redatto da Aleksandra e Xavier Boutin (con finanziamenti da Google) sottolinea come tali pratiche stiano danneggiando l’intero ecosistema cloud europeo, sia lato provider che lato clienti.
Microsoft, dal canto suo, ha risposto attraverso un portavoce: “Quando riceviamo critiche costruttive, ascoltiamo e apportiamo modifiche. Tuttavia, questa analisi sembra mirata ad avvantaggiare economicamente alcuni dei maggiori concorrenti nel mercato cloud, cercando di modificare le regole a proprio favore.”
Di fronte al fallimento dell’Hoster Product, Microsoft e CISPE hanno deciso di avviare una Fase 2 dell’accordo, concentrandosi su soluzioni alternative ma equivalenti sotto il profilo commerciale. L’obiettivo resta quello di garantire condizioni di parità per i provider europei, offrendo comunque accesso agli strumenti Microsoft ai propri clienti.
Francisco Mingorance, segretario generale di CISPE, ha commentato: “È deludente che il prodotto iniziale non sia stato realizzato, ma l’accordo non è finito. Ora si apre la possibilità di discutere alternative più efficaci per garantire concorrenza equa.” In un’intervista rilasciata sempre a The Register, Mingorance ha espresso frustrazione per l’intero processo: “Molti dei nostri membri preferiscono un piano B rispetto a dover implementare ulteriore software Microsoft. Azure Local richiedeva hardware dedicato, con costi aggiuntivi per aggiornare le infrastrutture esistenti.”
Secondo Mingorance, la vera posta in gioco è la possibilità per i provider europei di eseguire software Microsoft localmente, senza costi aggiuntivi imposti da Redmond. “Già prima delle tensioni geopolitiche tra Europa e Stati Uniti, i clienti chiedevano maggiore sovranità nel cloud.”
Microsoft ha ora tempo fino al 10 luglio 2025 per presentare una nuova proposta concreta. In caso contrario, CISPE si riserva la possibilità di riaprire formalmente il caso davanti alle autorità antitrust europee.
Va ricordato che, oltre alla promessa (non mantenuta) dell’Hoster Product, Microsoft aveva anche sospeso gli audit sui membri CISPE per due anni e versato una somma non specificata al consorzio come parte dell’accordo. Somma che, anche in caso di inadempienza, CISPE non restituirà. Nel frattempo, anche la Competition and Markets Authority (CMA) del Regno Unito ha avviato indagini sul modello di pricing Microsoft, che l’azienda ha tentato di difendere davanti al regolatore britannico.
(Immagine in apertura: Shutterstock)