Il 47esimo Presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha firmato ieri, dopo la cerimonia del giuramento e il discorso di insediamento, decine di ordini esecutivi che spaziano in diversi settori della politica, società, cultura ed economia degli USA.

La grana TikTok

Tra quelli che riguardano il settore tecnologico, Trump ha firmato un decreto per ritardare di 75 giorni l’applicazione del divieto di utilizzo dell’app di TikTok, la cui chiusura era prevista per domenica 19 gennaio (ne abbiamo parlato ieri qui).

L’ordine in oggetto stabilisce che il procuratore generale non applichi la legge “per dare alla mia amministrazione l’opportunità di determinare la linea d’azione appropriata nei confronti di TikTok”. Quando gli è stato chiesto a cosa serva l’ordine di TikTok, Trump ha risposto che “mi ha solo dato il diritto di venderlo o di chiuderlo”, aggiungendo che doveva prendere una decisione.

IA senza regole?

Il secondo ordine esecutivo in ambito tech di Trump ha revocato un precedente ordine del 2023 firmato da Joe Biden che mirava a ridurre i rischi che l’intelligenza artificiale avrebbe potuto rappresentare per i consumatori, i lavoratori e la sicurezza nazionale.

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L’ordine di Biden, arrivato mentre i legislatori statunitensi non riuscivano ad approvare una legge che fissasse dei paletti per lo sviluppo dell’IA, richiedeva agli sviluppatori di sistemi di intelligenza artificiale che presentano rischi per la sicurezza nazionale, l’economia, la salute o la sicurezza pubblica di condividere con il governo degli Stati Uniti i risultati dei test di sicurezza prima di rilasciare questi sistemi al pubblico, in linea con il Defense Production Act.

La piattaforma del Partito Repubblicano, che sostiene “lo sviluppo dell’IA radicato nella libertà di parola e nella prosperità umana”, aveva promesso lo scorso anno che avrebbe abrogato l’ordine di Biden in quanto ostacolava l’innovazione dell’IA e Trump non ha perso tempo. 

Moderazione social

Il terzo ordine esecutivo firmato ieri da Trump riguarda invece “il ripristino della libertà di parola e la fine alla censura”. L’ordine, “anticipato” nei giorni scorsi dalle nuove politiche di Meta,  arriva dopo che Trump e i suoi alleati repubblicani avevano accusato l’amministrazione Biden di aver incoraggiato la soppressione della libertà di parola sulle piattaforme social, soprattutto contro le false affermazioni sui vaccini e sulle elezioni.

Tutto questo nonostante a giugno la Corte Suprema degli Stati Uniti abbia stabilito che i contatti dell’amministrazione Biden con le società di social media non hanno violato le tutele del Primo Emendamento sulla libertà di parola.