SMC, la “declinazione italiana” della digital experience di Liferay
Nell’ambito della Open Source Week, evento di Rios (Rete Italiana Open Source) tenutosi la scorsa settimana a Roma, SMC Treviso ha organizzato Liferay 360, l’appuntamento annuale della Community italiana di Liferay, che quest’anno ha avuto come protagonista Brian Chan, co-fondatore e Chief Software Architect (CSA) della multinazionale americana specialista in soluzioni di digital experience per il B2B (siti e-commerce e portali per clienti, partner e dipendenti).
SMC è platinum partner di Liferay dal 2012, nonché una delle realtà più longeve dell’IT italiana. Con Brian Chan (a destra nella foto), e con Marco Tessarin, Amministratore Delegato di SMC (a sinistra nella foto) abbiamo approfondito le motivazioni, i risultati e le prospettive della partnership, che si può definire la più importante di Liferay in Italia.
SMC ha iniziato molti anni fa come fornitore di sistemi ERP: come è arrivata a occuparsi di digital experience?
Marco Tessarin: SMC è nata 42 anni fa, e in effetti fino al 2004 ci siamo occupati principalmente di ERP, ed è un’attività che prosegue ancora oggi nel gruppo, con un ERP proprietario. Nel tempo da SMC sono nati alcuni tra i più importanti partner italiani ERP, per esempio per SAP e per Microsoft, soprattutto nelle offerte per l’industria media e grande.
Circa vent’anni fa poi abbiamo deciso di affiancare alla gestione dell’informazione strutturata, tipica degli ERP, anche la gestione dell’informazione destrutturata, e abbiamo iniziato a sperimentare la piattaforma Liferay. Questo per noi ha significato l’apertura di nuovi mercati, in particolare la Pubblica Amministrazione Centrale e Locale, Banche, Assicurazioni e Utility. Mercati che prima non conoscevamo né frequentavamo.
Può dare qualche dato sulle dimensioni attuali di SMC?
Tessarin: oggi in SMC siamo circa 200 collaboratori per circa 21 milioni di fatturato, e l’anno scorso siamo stati acquisiti da DGS SpA, società di servizi IT controllata dal fondo di investimento internazionale HIG Capital. Questa acquisizione è legata all’uscita dei soci fondatori, che sono andati in pensione. È stata scelta l’offerta di DGS perché era quella che meglio valorizzava alcuni dei punti di forza principali dell’azienda, e cioè l’open source, il forte presidio del Nord-Est italiano, e il parco clienti fatto soprattutto di medie imprese industriali.
Siamo soci fondatori della Rete italiana open source (RIOS), un network di nove società nato per proporsi come single point of contact per le organizzazioni interessate a piattaforme open source di tipo enterprise. Siamo specialisti in vari campi – noi appunto nella digital experience, altri nei database a grafo o nelle soluzioni di geolocalizzazione – di piattaforme di cui siamo rivenditori, service provider, training center, certificatori.
Quando è nata la partnership con Liferay e quali sono i principali progetti a cui avete lavorato in Italia?
Tessarin: abbiamo conosciuto Liferay quasi per caso, nel 2006. Cercavamo una piattaforma che gestisse le informazioni destrutturate, ed essendo Liferay open source abbiamo cominciato a lavorarci, e abbiamo spedito alla sede centrale di Liferay alcuni nostri sviluppi. Così ci hanno invitato a Los Angeles per incontrare i tre soci fondatori, un incontro che ha cambiato la storia di SMC. Ci hanno presentato un vero e proprio piano industriale, che prevedeva la partecipazione in Europa a progetti molto grandi, e ci hanno chiesto una mano.
Poi le cose sono evolute, Liferay è cresciuta e si è strutturata, ha varato un partner program a cui abbiamo aderito tra i primi, e si è creato un legame sempre più stretto di forte fiducia reciproca. Oggi facciamo parte del loro Partner Advisory Board, il gruppo dei loro 10 più importanti partner al mondo, consultato regolarmente per indicazioni e pareri sull’evoluzione della piattaforma, e anche del Technical Advisory Board.
Insieme abbiamo lavorato a progetti per gran parte degli enti della PA Centrale, per esempio vari portali per Ministero dell’Economia, Sogei, Banca d’Italia e molte banche e assicurazioni, tra cui Axa e Bper.
Quali sono i principali messaggi per la comunità italiana di Liferay che avete incontrato all’Open Source Week?
Brian Chan: ho ricordato loro i vent’anni di storia di Liferay, dal punto di vista della missione e del business, e ho raccontato la nostra visione dei prossimi vent’anni. Abbiamo iniziato come player open source basato su Java: questi vent’anni ci hanno insegnato come gestire e far crescere un’azienda, e nei prossimi venti l’obiettivo è aumentare l’influenza di Liferay sul mercato. Nel nostro campo siamo diventati una sorta di standard de facto per pubbliche amministrazioni, banche, e altre grandi organizzazioni nel mondo interessate a una piattaforma open source di digital experience, e penso che siamo ben posizionati anche per il futuro.
Nel 2022 avete lanciato Liferay Experience Cloud, la vostra offerta SaaS. Quale bilancio può farne dopo un anno e mezzo?
Chan: con il SaaS possiamo rivolgerci ad altri mercati a cui prima non avevamo accesso. Gestire una piattaforma DXP è complicato, occorrono specialisti molto esperti, e molte aziende per mantenere il totale controllo dei dati preferiscono tenerle on-premise. Però ci sono molte altre realtà che hanno sistemi informativi solo in SaaS, e a queste ora possiamo rivolgerci con Liferay Experience Cloud, che oltretutto accorcia di molto i tempi del ciclo di vendita.
Cosa pensate dell’andamento di Liferay sul mercato italiano?
Chan: siamo molto soddisfatti dei risultati ottenuti finora, ma pensiamo che si possa fare molto di più in termini di penetrazione del mercato in Italia. Siamo molto soddisfatti del lavoro fatto da SMC: ci sono aspetti culturali e di relazione per cui non possiamo presidiare un mercato come l’Italia direttamente, e per questo contiamo molto su SMC, e dipendiamo da loro.